Venezia 78 – Speciale Visioni Notturne

Written by Chiara Volponi

Settembre 14, 2021

Un estratto horror dalla 78. Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia

 

Si è da poco conclusa l’ultima edizione del festival cinematografico di Venezia. L’edizione di quest’anno si è rivelata particolarmente interessante e Visioni Notturne vi porta un piccolo estratto, ovviamente in salsa horror, di due film che hanno attirato la nostra attenzione: “Inferno Rosso: Joe D’Amato sulla via dell’eccesso” di Manlio Gomarasca e Massimiliano Zanin e “Last Night in Soho” diretto da Edgar Wright.

  

Entrambi i film sono stati presentati durante la prima settimana del festival e hanno subito catturato l’attenzione della critica: il primo omaggiando uno dei registi italiani più prolifici di sempre ovvero Aristide Massaccesi, in arte Joe D’Amato, mentre il secondo celebrando il ritorno in grande stile di Edgar Wright in una nuova forma più matura e macabra, nella Londra che lo ha formato.

Joe D’Amato? David Hills? Steven Benson? Solo alcuni dei tantissimi pseudonimi di Aristide Massaccesi, un regista dalle infinite sfaccettature, che ha dedicato l’intera vita dietro la macchina da presa. Sono circa 200 le pellicole da lui girate e in ognuna di esse è possibile vedere la creatività, la voglia di girare e di divertirsi nel fare ciò che si ama.
Inferno Rosso racconta proprio la sua storia, raccogliendo i pareri dei suoi familiari, dei suoi amici e non solo. La leggenda di Massaccesi si estende anche al di fuori dell’Italia, talvolta avendo addirittura più successo che nella sua terra natale. La pellicola è infatti introdotta da Nicolas Winding Refn che omaggia il regista definendolo una “supernova di originalità”, ma anche altre note figure fanno la propria apparizione, come Jesùs Franco, anch’egli prolifico regista della exploitation wave e il celebre Eli Roth che si è rivelato essere un grandissimo fan del lavoro di D’Amato.
Il film va considerato certamente come un omaggio al regista e ripercorre cronologicamente la vita e la carriera di Massaccesi. Ancora prima di cominciare a dirigere era infatti aiuto regista di Godard ne Il Disprezzo (1963) e elettricista in La Dolce Vita (1960) di Fellini. Solo pochi anni dopo si ha il suo esordio nel mondo della fotografia e della regia, dove egli inizia a sperimentare diversi stili, ma soprattutto, diversissimi generi. Innumerevoli infatti i generi da lui esplorati, dal western all’horror, dal fantasy al sci-fi e dall’erotico al porno hardcore, talvolta sfociando nel gore, nello splatter e addirittura nello snuff.
Come si evince dal documentario, Massaccesi adorava stupire, sorprendere lo spettatore dandogli esattamente ciò che si aspetta da una sua pellicola: follia, passione ed eccesso.
Un vero peccato che, come sottolineato nel film, Joe D’Amato non venga per nulla ricordato per il grande talento con la macchina da presa, ma per l’immagine che i media hanno plasmato di lui nel corso degli anni, ovvero quello del “King of Porn”, etichetta datagli dagli ultimi suoi anni di vita fino ai giorni della sua morte.
Anche se non si è fan del lavoro di D’Amato, vale sicuramente la pena recuperare questa pellicola, che parla di un uomo che ha messo da parte ogni cosa nella vita per girare con ogni sua forza e mezzo a sua disposizione, diventando una vera e propria icona del panorama cult italiano.

Mettendo da parte il cinema documentario, l’altro film di cui vi parleremo è Last Night in Soho dell’ormai ben noto Edgar Wright, un horror psicologico ambientato a Londra. La sceneggiatura risale al 2019 e venne scritta da Wright e da Kristy Wilson-Cairns (ormai celebre per aver contribuito alla scrittura di 1917 insieme a Mendes). 

Last Night in Soho parla di Eloise (interpretata da Thomasin McKenzie) un’aspirante stilista che deve lasciare il suo piccolo paesino e trasferirsi nella caotica Londra per continuare il suo sogno di entrare nel mondo della moda. Il suo arrivo nella grande città non è per nulla facile, si ritrova subito a dover abbandonare lo studentato per trovare uno spazio un po’ più personale. Tuttavia, nella nuova casa, Eloise inizia a fare degli strani sogni riguardanti Sandie, (interpretata da Anya Taylor-Joy) una giovane ragazza che vuole entrare nel mondo dello spettacolo nella Londra degli anni 60, ma che incontra numerose difficoltà nel suo percorso. Questi sogni saranno per Eloise una fonte di ispirazione per i suoi modelli ma al contempo anche la triste scoperta della difficile e tenebrosa vita di Sandie che arriverà a perseguitarla anche di giorno. Una storia riguardante incubi, persecuzioni e l’oppressione della figura femminile da parte di quella maschile in tempi neanche troppo distanti.
Il marchio di Wright in questo film è presente più che mai: fotografia pulita, precisa e dettagliata, ottimi giochi di luce e soprattutto, ritmo. Come ogni film di Wright anche in Last Night in Soho abbiamo un eccezionale lavoro di immagine e suono, con montaggi musicali e interessanti dualismi tra le due protagoniste. La colonna sonora è molto d’impatto, essendoci un “viaggio temporale” tra il presente di Eloise e gli anni 60 di Sandie, grazie alla selezione musicale di Wright si è subito catapultati negli anni d’oro dello swing e della vita notturna londinese.
Sicuramente un cambio di rotta da parte di Wright: se da un lato è chiarissima la sua mano e la sua tecnica, dall’altro si può notare che le scelte narrative sono decisamente cambiate rispetto ai suoi precedenti film. A tratti sembra quasi che alcune delle scene (in particolare durante la seconda metà della pellicola) siano un po’ troppo “allungate”, smorzando un po’ il ritmo incalzante tipico della direzione di Wright.

In conclusione, quest’anno Venezia ha regalato ai fan dell’horror due fantastiche perle: la biopic di un grandissimo marchio del cult italiano e l’esordio (pienamente) horror di Wright, sicuramente due eventi molto interessanti e due pellicole da recuperare non appena approderanno in sala!

Leggi QUI la nostra ultima recensione!

 

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