
The House recensione – Oggi vi parliamo del film antologico animato in stop motion presente su Neflilx uscito questo gennaio, le cui storie sono dirette da Emma de Swaef e Marc James Roels, Niki Lindroth von Bahr e Paloma Baeza.
Questo film è suddiviso in tre capitoli, ognuno delle quali è ambientato in una differente epoca storica. La vera protagonista delle storie in cui è la casa, che riesce a influenzare in maniera significativa i destini dei suoi personaggi, per costringerli ad affrontare le proprie paure, le proprie ossessioni e le proprie fragilità.
La prima storia è ambientata nella campagna inglese dell’Ottocento. Una famiglia composta dallo sfortunato capofamiglia Raymond, la dolce moglie Penny e le piccole Mabel e Isobel, decide di accettare dal misterioso e stravagante architetto Van Schoonbeek di vivere nella nuova casa appena costruita, e abbandonare la loro vecchi dimora per poter risollevarsi dalla difficile situazione economica in cui stanno attraversando e allo stesso tempo riscattarsi dalle critiche sprezzanti dei loro altezzosi e influenti parenti.
Sebbene inizialmente la famiglia rimanga rapita dallo stile di vita più confortevole e lussuoso della loro nuova dimora, man mano che i giorni passano iniziano ad accadere degli strani avvenimenti. Iniziano a manifestarsi entità quasi spettrali che invadono gli angoli più remoti della tenuta e compaiono nuovi punti di costruzione nella casa che impediscono l’accesso a determinate stanze.
La giovane Mabel cercherà di salvare la sua famiglia dal pericolo incombente, svelando un segreto che porterà delle scioccanti conseguenze sulle loro vite.
Nel secondo capitolo ritroviamo la stessa casa all’interno di un contesto urbano dei nostri giorni. Un costruttore con le sembianze di un topo antropomorfo decide di dedicarsi anima e corpo al restauro e alla vendita della dimora per gli acquirenti interessati, arrivando a licenziare la sua squadra di costruzione per risparmiare denaro e ad assumersi la responsabilità dell’installazione degli immobili.
Purtroppo il costruttore deve affrontare una serie di incombenze che interferiscono nella realizzazione del suo progetto, come l’invasione di scarafaggi e parassiti che infestano ogni angolo della dimora e un imprevisto legato al disguido nell’allestimento dell’incontro con i potenziali acquirenti, che lo costringono a prendere delle decisioni drastiche e improvvisate, come mettere del disinfestante per uccidere i parassiti e rielaborare gli ordini con quello che ha.
Nonostante questi accorgimenti e l’apparente morte dei parassiti, il giorno dell’incontro con gli acquirenti le cose non vanno come dovrebbero. Oltre a rimanere indifferenti dal risultato del duro del Costruttore, iniziano a lasciare dietro di sé una scia di disordine e sporcizia in tutta la casa.
Solo una strana coppia di anziani con delle sembianze simili a degli insetti sembra essere interessata all’acquisto della casa, ma quello che si prospettava come una vittoria delle aspirazioni del costruttore si rivelerà come l’inizio di un incubo quando la coppia deciderà di stabilirsi immediatamente nella dimora e i parassiti ritornano a infestare le mura, trascinandolo in un vortice di paranoia e di pazzia.
Il terzo e ultimo capitolo è ambientato in un ipotetico futuro dove ogni cosa è sommersa dalle acque, ad eccezione della casa, che è l’unico edificio rimasto in piedi in questo paesaggio desolato. Qui vive la proprietaria dell’edificio, la gatta antropomorfa Rose.
Determinata a riportare la casa al suo antico splendore, Rose decide di ristrutturare completamente l’intera abitazione nella speranza di attirare dei nuovi affittuari. Però la realizzazione di questo progetto si rivela ben presto molto difficoltosa. Questo a causa della scarsità di attrezzature adeguate per il restauro, derivato dai mancati pagamenti degli affitti degli attuali inquilini della casa, lo spensierato pescatore Elias e la stravagante hippie Jen.
A peggiorare la ulteriormente la situazione c’è l’arrivo improvviso del compagno di Jen, Cosmos, il quale porterà dei cambiamenti così inaspettati che non solo farà allontanare Rose dalla realizzazione del suo progetto, ma la porterà a riflettere sulle sue aspirazioni e sul suo rapporto con gli altri inquilini.
Diretto da Emma de Swaef, Marc James Roels, Niki Lindroth von Bahr e Paloma Baeza, e distribuita sulla piattaforma streaming Netflix, The House riesce a creare un capolavoro stilisticamente sperimentale in grado di suscitare nello spettatore delle emozioni genuine. Questo grazie alla sua capacità di rappresentare con attenzione maniacale tutti i dettagli presenti all’interno del film tramite la tecnica di animazione in stop-motion.
Lo stop-motion riesce perfettamente a evidenziare la grande cura e precisione con cui sono rappresentati i movimenti dei protagonisti e le caratteristiche principale delle ambientazioni in cui si svolgono le differenti linee narrative, creando un lungometraggio in grado di suscitare nello spettatore un’esperienza visiva diversificata e fluida.
Anche l’utilizzo di diverse tonalità di luce e di ombre contribuisce a caratterizzare le atmosfere narrative del film, costruendo un solido terreno per lo sviluppo di un rapporto empatico del pubblico. Un esempio concreto di questo fattore ed evidenziato dall’utilizzo di tonalità di più oscura e tetra per rappresentare le atmosfere gotiche della prima linea narrativa del lungometraggio, mentre per la seconda linea narrativa c’è un uso particolare di una di tonalità neutra per ricreare la tipica sensazione di alienazione simile ai racconti di Franz Kafka; nella terza infine, è prevalente una tonalità un po’ più calda per evidenziare l’aspetto intimistico e drammatico della storia.
Una caratteristica che rende questo The House unico nel suo genere è il fatto di esaltare lo sviluppo della tensione emotiva causata dai conflitti interiori dei personaggi. Questi sono vittime delle loro fragilità emotive causate dalle aspettative degli altri, dalle proprie ossessioni, e la casa è il fulcro principale di queste angosce, a volte intervenendo in modo attivo (nella terza parte Rose si rivolge alla casa come se fosse una persona).
Nonostante il film possieda tutte queste qualità, c’è il rischio che il pubblico possa non apprezzarlo a causa dei pregiudizi legati a tutto ciò che riguarda l’animazione, vista principalmente come un genere adatta ai più piccoli, e alla vena sperimentale e artistica caratteristica di questo. Ma a dispetto di tutto ciò, questo lungometraggio è una prova concreta di come l’utilizzo di approcci narrativi, stilistici e produttivi differenti, possano creare un prodotto interessante in grado di suscitare un crescendo continuo e diversificato di emozioni.
Marta Quitadamo
ISCRIVI QUI IL TUO CORTOMETRAGGIO HORROR AL NOSTRO FESTIVAL!