
Woodsboro: 25 anni dopo
Scream recensione – “Le regole per un sequel horror sono: il conteggio dei corpi è sempre maggiore, le scene della morte sono più elaborate, più sangue, più sangue.”
Citando le parole del capo editor di Rotten Tomatoes, Joe Meares: «Se questo franchise significa molto per te – quanto lo significa per me – uscirai dalla sala soddisfatto, commosso e con la voglia di volere di più. Oh sì, è spaventoso, e divertentissimo», aggiungendo anche «Wes sarebbe orgoglioso”, riferendosi a Wes Craven, il regista storico degli altri quattro film prima della sua morte nel 2015. Il nuovo reboot, infatti, è diretto da Matt Bettinelli-Olpin e Tyler Gillett, registi di Ready or Not (2019).
Le aspettative erano alte, e insieme a queste i dubbi e le incertezze, ma soprattutto la paura che in un modo o in un altro il nome del franchise venisse infangato o ancor peggio non gli si rendesse giustizia che merita. L’ultima cosa che qualcuno si sarebbe aspettato, però, è l’essere catapultati nella Woodsboro di 25 anni fa: dove tutto ebbe inizio e forse non ebbe mai fine.
Le dinamiche sono sempre le stesse. Un gruppo di liceali amici per la pelle (in tutti i sensi), si trovano a dover affrontare la furia omicida di Ghostface, che ha deciso di prendere di mira proprio loro e chiunque gli stia intorno. Il nuovo ensemble di protagonisti ci viene presentato come se fosse una successione del primo blockbuster. Ci sono i due gemelli Meeks e Martin. Mindy è una nerd appassionata di film dell’orrore e sempre con la risposta pronta. Chad è il tipo sportivo, carino e insospettabile ma tagliente quando serve, e poi c’è la sua ragazza Liv. Tara, la ragazza della scena di apertura che… beh, vi lasceremo in sospeso. La sua migliore amica Amber e il figlio del vice sceriffo Judy Hicks, Wes (che la scelta di questo nome sia un ennesimo tributo?). Ed infine la sorella di Tara, Samantha, scappata via dalla cittadina, ma dopo aver saputo dell’aggressione a sua sorella torna a Woodsboro accompagnata dal suo ragazzo Richie.
Quest’ultima diventa quasi immediatamente la principale sospettata di Hicks, il quale continuerà a ricordarle che non è più la benvenuta, che avrebbe fatto bene a rimanere in California e che soprattutto è una pessima influenza per la sorella minore.
Dobbiamo far menzione di una cosa, dettaglio che forse sfugge al vice-sceriffo. Quando si parla di Ghostface la storia ci insegna che ce ne sono sempre due. Se questa svista porterà con sé delle conseguenze lo scopriranno tutti.
La trama principale è mediocre, e questo è un dato di fatto. Quando si parla di slasher, e in particolare del franchise di Scream, la prima (e forse unica) regola da seguire è: non pensare troppo, perché a volte quello che sembra lo è e basta. Chiunque entri in sala aspettandosi di rimanere mesmerizzato dalla cinematografia e dalla fotografia, ha sbagliato film. Il cardine di tutto è proprio nella sceneggiatura, che tocca tutte le corde necessarie senza essere mai del tutto scontata. È il metalinguaggio ed il meta-cinema che contano. Sono le innumerevoli citazioni a film diventati cult (uno tra i tanti Babadook) anche molto recenti che rendono quel tessuto meno intuibile, ma assolutamente necessario a rendere il film una goduria per qualsiasi fan affezionato.
Bettinelli-Olpin e Gillet hanno sentito la necessità di riportare in vita (non tutti ma quasi) molti degli amati personaggi, ma più saggi. C’è il ritorno dei protagonisti del passato, si possono rivedere i volti – ormai maturati – di Dewey, Gale e la stessa Sidney che, al contrario di molto altri film del genere, hanno imparato dai propri errori e cercano di evitare che le nuove leve facciano gli stessi sbagli del passato.
Possiamo dire con certezza che il quinto capitolo di Scream ha portato una ventata di aria fresca (necessaria almeno dopo il quarto capitolo) attraverso quelli che inizialmente possono sembrare dialoghi di poco conto ma che in realtà hanno un peso. Da piccoli accenni al sesso adolescenziale si va alla rappresentazione della comunità arcobaleno che risulta estremamente sottile ma decisamente in linea con la realtà e con il film. Proprio a quest’ultimo proposito, sono da tenere a mente le affermazioni rilasciate recentemente da uno degli sceneggiatori del film di apertura della trilogia. Il 12 gennaio, Kevin Williamson durante un’intervista ha infatti confermato che i personaggi Billy Loomis (Skeet Ulrich) e Stu Matcher (Matthew Lillard), che da sempre sono ritenuti queer dai fan LGBTQ+ del franchise, sono basati sui famigerati serial killer Nathan Freudenthal Leopold Jr. e Richard Albert Loeb: entrambi ammisero di essere gay e in una relazione e vengono spesso rinominati come i Bonnie e Clyde LGBTQ+.
Questo nuovo lungometraggio ha una sua dinamicità e un linguaggio tutto nuovo pur riuscendo a mantenere salde le radici del passato. Ha tutte le carte in regola e non ci sarebbe da stupirsi se tra venti-venticinque anni si decidesse di partire proprio da questo ultimo film per fare un reboot della saga. Il tutto è preciso, né troppo né troppo poco e il passaggio di regia è quasi impercettibile. Chi ha amato il primo film della serie (come chi scrive) non ne rimarrà deluso e non può in nessun modo perderselo.
Sofia Cestelli
LEGGI QUI LA NOSTRA ULTIMA RECENSIONE!
ISCRIVI IL TUO CORTOMETRAGGIO HORROR AL NOSTRO FESTIVAL! https://filmfreeway.com/VisioniNotturne