
Per la rubrica Horror Games oggi parliamo di Resident Evil Village, ottavo capitolo di una delle serie più fortunate di videogiochi horror, disponibile dal 7 maggio.
Resident Evil Village – recensione: un sinistro ritorno al passato.
Dopo tanta attesa è finalmente arrivato Resident Evil Village, ottavo capitolo della serie principale, disponibile dal 7 maggio su PC, Playstation 4/5 e Xbox One/Serie X. Già dai primi teaser degli scorsi anni si potevano intravedere diversi elementi noti ai fan del gioco, soprattutto in riferimento al quarto capitolo della saga che dovrebbe essere (seppur non ancora in modo definitivo) anche il prossimo remake in sviluppo da Capcom. Lo stile di questo capitolo è esattamente quello del precedente: uno sparatutto in prima persona con elementi survival, il tutto in salsa grottescamente horror.
Il protagonista di questo nuovo capitolo è nuovamente Ethan Winters che dopo l’incubo vissuto nel settimo capitolo sembra non aver trovato ancora un momento di pace.
Subito dopo gli eventi di Resident Evil 7 infatti, il nostro protagonista viene travolto nell’ennesima sventura in compagnia della sua fidanzata Mia con la quale, all’inizio di questo capitolo, scopriamo avere una figlia: la piccola Rose. Ed è proprio la nuova piccola arrivata l’elemento chiave di questo nuovo capitolo. Ovviamente, all’inizio la scomparsa di Rose sarà un mistero per il giocatore tanto quanto per il protagonista, che non riesce a spiegarsi per tutta la durata della storia il motivo di questo rapimento. Le risposte arriveranno durante il corso del gioco, ma terremo questa recensione priva di spoiler vista la recentissima uscita del gioco.
La storia di Resident Evil Village scorre piacevolmente in fretta. Sin da subito si è lanciati nei panni di Ethan, che sembra essersi fatto una nuova vita dopo l’incidente con i Baker. Questa immagine positiva però verrà subito capovolta quando Ethan scoprirà che sua figlia è stata rapita dagli abitanti di un villaggio che necessitano proprio di lei per compiere un rituale. Non proprio la trama più originale, ma se collegata al capitolo precedente risulta avere dei risvolti interessanti.
Ethan sembra aver acquistato molto più carattere ed empatia rispetto al precedente capitolo, nel quale si limitava a commentare gli orrori che trovava di fronte a sé con banali esclamazioni prive di emozioni. In Village invece sembra essere molto più coinvolto emotivamente nei fatti che accadono, arrivando a fare qualunque cosa per rivedere sua figlia. La figura di Mia rimane – come nel precedente capitolo – molto marginale, mentre la storia di Chris diventa molto più rilevante ai fini della trama.
Anche il cast degli antagonisti presenta dei volti iconici: la vampira Lady Dimitrescu e le sue figlie, un gruppo interamente femminile che da la caccia a Ethan attraverso tutto il castello; Donna Beneviento, una costruttrice di bambole che tormenta il protagonista con degli incubi sulla sua vita. In ordine di apparizione durante la trama: Salvatore Moreau, il reietto del gruppo che vive all’interno di una tetra palude, ed infine Karl Heisenberg il proprietario di una fabbrica nella quale conduce esperimenti sugli abitanti del villaggio. I quattro antagonisti sono tuttavia capitanati da Lady Miranda, il capo del villaggio, nonché mandante del rapimento di Rose.
Una delle caratteristiche più interessanti della storia di Resident Evil Village è il risvolto della trama. Il gioco conclude la storia di Ethan Winters cominciata col precedente capitolo. Tuttavia, come si può intuire dalla scena dopo i titoli di coda, lascia spazio ad una possibile apertura narrativa con personaggi inediti che potrebbero dare nuova vita alla serie.
Dal punto di vista del gameplay, RE Village riporta da una parte elementi più moderni del precedente capitolo e alcuni più classici dall’altra. Come già accennato precedentemente, prende molta ispirazione dal quarto capitolo della saga, in primis con la presenza di un villaggio infestato da un virus, ma anche con la presenza di un mercante fisico, che a differenza di Resident Evil 4 ha più spessore all’interno della trama, e con uno stile di combattimento più dinamico e bellico.
Il gioco riesce a bilanciare bene sezioni più frenetiche dal punto di vista del combattimento e altre più tranquille ed oscure, dove l’uso delle armi è addirittura non consentito, lasciando il giocatore disarmato. A differenza del precedente capitolo, vanta inoltre di una mappa ben collegata e vasta da esplorare per scoprirne i numerosi segreti nascosti.
A proposito della vasta mappa gioco. Il titolo ci permette di esplorare tantissime ambientazioni nonostante la decina di ore che dovrebbe durare. Si passa da un villaggio ormai desolato ad un castello gotico, per poi esplorare una casa delle bambole infestata, una palude ed infine una fabbrica. Tutti scenari molto diversi tra loro, ben costruiti e (se possibile) ben “popolati” da strane creature.
Il comparto grafico del gioco è incredibilmente ben curato. Ancora una volta il RE Engine, usato ormai da Capcom per tutti gli ultimi prodotti, si rivela un ottimo motore: ben ottimizzato sulle varie piattaforme e dalla resa grafica eccellente e personalizzabile. Molti dettagli degli elementi di gioco sono fotorealistici, dagli oggetti ai personaggi principali, sino ai nemici, alcuni dei quali risultano molto terrificanti e realistici.
Anche il sound design del gioco è ben studiato. Ci si accorge molto bene della qualità del suono nelle sezioni di fuga dagli inseguitori, per capire da dove attaccherà il nemico, o più banalmente per spezzare il silenzio durante i silenziosi momenti di esplorazione.
Per concludere, Resident Evil Village è un ottimo titolo, seppur molto rapido da concludere. Presenta una buona dose di rigiocabilità e un mondo molto interessante, terrificante e divertente da esplorare. La presenza di numerosi elementi sbloccabili come armi, bonus, e nuove modalità, oltre che a ben quattro differenti difficoltà selezionabili per la storia principale, rendono questo titolo un must per gli amanti degli horror interattivi.
Fabio Valere