Lux Æterna – Recensione

Written by Chiara Volponi

Novembre 9, 2021

Lux Æterna – Recensione

In una delle serate del TOHorror Film Festival 2021, siamo riusciti a vedere Lux Æterna di Gaspar Noé, un mediometraggio del 2019 proiettato per la prima volta al festival di Cannes. Come previsto, il film ha suscitato tanto rumore in sala dopo (e durante) la visione.

All’interno del film ci sono tutti i classici esercizi in stile Noè: sovraimpressioni, split-screen, inquadrature soffocanti e psichedelia allo stato puro. Nonostante il tutto possa sembrare alle volte un po’ disorientante per lo spettatore (e per gli attori stessi), il messaggio del film è ben chiaro: una critica alle figure dietro la macchina da presa e sul ruolo delle donne al suo interno.
Lux Æterna è una interessante metanarrazione; sin da subito ci vengono presentate le due attrici: Charlotte Gainsbourg e Béatrice Dalle che interpretano loro stesse all’interno di un set dove viene girato un film sulla caccia alle streghe.


Il film si apre con un dialogo tra le due attrici sui ruoli precedentemente svolti e su varie vicende accadute sul set, condividendo curiosità sui loro passati e sui personali gusti. Ma dopo poco arriva finalmente il momento di girare il nuovo film e gli attori iniziano a spostarsi per tutto il set preparandosi per le riprese.

Il fatto che il film girato all’interno del set abbia a che fare con la caccia alle streghe è ovviamente una grande analogia, nonché la chiave di lettura del film. All’interno della narrazione infatti abbiamo Charlotte nei panni di un’attrice (che dovrà interpretare una strega) perseguitata dall’intera troupe cinematografica (e da numerose fonti esterne), la regista Béatrice che viene continuamente oppressa e smorzata dal produttore e infine quest’ultimo, colui che sta “aiutando” Béatrice nella realizzazione del film, un uomo smargiasso di mezza età con un grande delirio di onnipotenza.
Vari altri personaggi compaiono di sfuggita durante tutta la durata del film con l’unico scopo di creare ulteriore scompiglio: le attrici non protagoniste del film con i loro capricci, i costumisti con i loro pettegolezzi, una truccatrice e un aspirante regista (in cerca di attori per il suo film), che tormentano Charlotte ad ogni angolo del backstage.

Il film vanta diversi piani sequenza, molto spesso i personaggi vengono (in)seguiti in tutti i loro spostamenti tra gli stretti spazi del set creando un senso di soffocamento quasi nauseante. Una vera e propria persecuzione dei protagonisti del film, sia dalla camera che, come già menzionato, dai personaggi secondari stessi. Per tutta la durata del film vi è un climax (wink wink) ascendente di tensione e stress visibilmente evidente per le due protagoniste che non trovano un attimo di tregua o di respiro.
Nel finale si ha un vero e proprio tilt. Senza fare troppi spoiler, la pellicola si trasforma in una vera e propria trappola sia per i protagonisti, sia per gli spettatori. Un delirio psichedelico “alla Noè” in cui i sensi vengono annichiliti da contorti giochi di luce e di suoni che lasciano il pubblico quasi stordito. Sia i protagonisti della presunta pellicola che gli spettatori si trovano inermi, imprigionati, ma impossibilitati alla fuga.

Sicuramente una mossa particolarmente aggressiva da parte di Noè. Senza nulla togliere all’interessante scelta di stile e di comunicazione scelti dal regista, la sezione finale può indubbiamente non piacere o essere trovata snervante da parte dello spettatore.
Similmente al precedente lavoro di Noè, Climax (2018), durante la seconda metà si ha un vero e proprio delirio fotografico e sonoro, che però nel caso di Lux Æterna si protrae per circa 50 minuti di film.

Per concludere, Lux Æterna è sicuramente un interessante esperimento di un regista che adora far parlare di sé, stupire e sorprendere lo spettatore con le proprie idee e la propria visione cinematografica, basta solamente essere pronti alla visione e tenere bene a mente di avere la contorta mente di Noè dall’altra parte.

Fabio Valere

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