LA CASA NERA
LA CASA NERA

La Casa Nera (titolo originale The People Under the Stairs) è senza ombra di dubbio uno dei film più rappresentativi del “genere” new horror (per approfondimenti vedi la recensione del film La notte dei morti viventi di George A. Romero). Proprio come Romero fece a suo tempo, Wes Craven tenta di realizzare un ritratto sociale satirico dell’America nell’epoca Bush senior (siamo nell’anno 1991). L’horror e le aspirazioni sociali si fondono in un’unica favola fantastica creando un’opera unica ma – come spesso accade – sottovalutata. Non a caso il film risultò un flop commerciale al botteghino e il creatore di Freddy Krueger dovrà aspettare più di cinque anni, grazie all’indovinato film Scream del 1996, per ottenere finalmente degna fama e successo.

La Casa Nera è ambientato in un sobborgo di una grande città americana. Il nostro protagonista, un bambino soprannominato “grullo” (foll in inglese) vive insieme alla sua famiglia in un appartamento fatiscente. Scopriremo ben presto che la famiglia sta per essere sfrattata e che la madre del ragazzo versa in grave condizioni fisiche. La situazione economica è disperata e il ragazzo decide così di intrufolarsi all’interno di un’abitazione dove vivono i padroni del suo appartamento, un fratello e una sorella avidi e senza scrupoli, per trafugare una preziosa collezione di monete d’oro e porre fine così alla propria condizione di miseria. Nella casa il ragazzo scoprirà che i due ricchi proprietari nascondono orrori che superano ogni immaginazione.

La chiave di lettura metaforica in senso sociale è molto esplicativa e calzante. Le azioni di guerriglia che il ragazzo metterà in atto, non sono altro che il riflesso più autentico di una ribellione contro l’ingiustizia sociale (che accende negli spettatori una scintilla di coscienza civile) e culmina in un finale pirotecnico in cui i sottomessi ed i reclusi si ribellano contro gli abusi subiti. Grazie ai toni beffardi e ironici, La casa nera entra nel solco di film come I Goonies (Richard Donner, 1985) ereditandone il mood ma discostandosi sapientemente per atmosfere più dark e grottesche.

Craven non concede mai troppo spazio all’horror puro e sceglie di concentrarsi piuttosto sul senso di satira. Coincidenza o casualità, dopo qualche mese dall’uscita del film scoppiarono le rivolte e le insurrezioni che sconvolsero la Los Angeles degli anni Novanta. Fatti che possono concedere allo spettatore di oggi un punto di osservazione privilegiato da cui ri-considerare il genere horror ed il suo legame con i grandi temi della politica e della esistenzialità.

FILMOGRAFIA ESSENZIALE: L’ultima casa a sinistra del 1972, Le colline hanno gli occhi del 1977, Nightmare – Dal profondo della morte del 1984, Il serpente e l’arcobaleno del 1988, Scream del 1996.

Recensito da Andrea Ponzecchi

 

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