
Per la rubrica in collaborazione con la piattaforma streaming horror HODTV oggi proponiamo la recensione di The Escape Room: Proof of Concept, presente in catalogo su https://hodtv.net/?idPr=WH96P
Una brutta sorpresa si cela nella stanza
Un gruppo di amici alla ricerca di emozioni da brivido decide di trascorrere la serata all’interno di una misteriosa Escape Room, inconsapevoli che questa nottata all’insegna del divertimento si trasformerà in un incubo.
Nonostante sembri che la serata fili liscia come l’olio, la compagnia si accorge lentamente che qualcosa non quadra e che il gioco, apparentemente innocente, è stato progettato appositamente per tenerli in trappola e costringerli ad affrontare le loro paure più profonde, pena la propria vita.
L’artefice del piano è una misteriosa donna mascherata, la stessa che li ha accolti all’interno del gioco, organizzando la serata nell’Escape Room per vendicarsi dei ragazzi. Ciascuno di loro infatti nasconde un segreto legato a doppio filo con quello della donna.
Scritto e diretto dalla regista indipendente Bessy Adut, The Escape Room: The Proof of Concept è riuscito a trionfare nell’edizione 2019 dei festival cinematografici Olympus Film Festival e del Feel The Reel International Film Festival grazie alla sua capacità di sfruttare le innumerevoli possibilità garantite dal suo universo narrativo in espansione.
Infatti il film è stato creato come concept per la creazione di una serie cinematografica indipendente in grado di espandere ulteriormente il contesto narrativo grazie a una serie di dettagli nascosti all’interno della trama.
Benché queste possibilità riescano a rendere il film interessante e coinvolgente per un pubblico desideroso di vedere una continuazione più espansiva della trama, sono presenti degli errori di caratterizzazione e di esposizione degli eventi che compromettono in maniera significativa la visione del film.
Infatti, i personaggi all’interno del film, in particolare il gruppo di amici, presentano delle caratteristiche molto stereotipate. Ognuno di loro rappresenta un archetipo comune dei film horror: la coppia di innamorati, la secchiona, l’appassionata dell’orrore etc. Questo fa sì che non venga dato modo di veder un’ulteriore sviluppo della loro caratterizzazione.
Anche la mancata costanza nel ritmo narrativo influisce negativamente sulla concentrazione dello spettatore. La rappresentazione del contesto narrativo risulta troppo lenta e monotona nella prima parte e troppo affrettata e scialba nella seconda, tralasciando alcuni dettagli fondamentali per la comprensione e lo sviluppo della storia.
Un esempio di elemento che è stato trascurato maggiormente nella narrazione è il mancato approfondimento del background della donna mascherata e del suo collegamento con il gruppo di amici.
Nonostante alcuni errori di sviluppo dei personaggi e della trama, che in parte compromettono la possibilità di suscitare empatia e interesse verso il pubblico, il modo con cui sono state sfruttate le tecniche di ripresa delle ambientazioni e degli spazi ha reso questo lavoro un prodotto qualità visiva significativa.
A cura di Marta Quitadamo