
Per la rubrica in collaborazione con la piattaforma streaming horror HODTV oggi presentiamo la recensione di Stained, rivisitazione della tragedia Macbeth presente in catalogo su https://hodtv.net/?idPr=WH96P
“Stelle, nascondete i vostri fuochi! non permettete alla luce di illuminare i miei oscuri e profondi desideri“
I coniugi Macbeth stanno vivendo il sogno americano nella loro splendida casa in un tipico e tranquillo quartiere suburbano grazie al redditizio posto di lavoro del marito, John, presso un’importante azienda commerciale.
Questa vita apparentemente radiosa e felice è solamente una facciata per nascondere i gravi problemi che affliggono gravemente la coppia. Uno fra tutti lo sconforto provato da John quando il suo datore di lavoro, Gregory Duncan, gli nega l’aumento di stipendio tanto desiderato, o gli angoscianti turbamenti della mite Jane, moglie di John, la quale non riesce ad adattarsi allo stile di vita superficiale dei suoi vicini e deve fare i conti con l’incapacità di poter avere figli.
A questo si somma la voce diffusa da alcune misteriose colleghe di lavoro di John che gli annunciano il suo futuro avanzamento di carriera come capo dell’azienda, mentre il vicino di casa di Jane manifesta per lei un interesse non ricambiato. Tutto questo stato di assoluta passibilità in nome della rispettabilità farà scattare qualcosa di terribile nella coppia ormai insofferente, la quale intraprende una strada pericolosa per poter realizzare il sogno americano.
Diretto dal regista statunitense Joston Thaney (che interpreta il ruolo del datore di lavoro del protagonista) e prodotto dalla casa di produzione indipendente #Sinning Works e Helsinki Institute Pictures nel 2019, Stained è un adattamento moderno della celebre tragedia shakespeariana Macbeth. Il film riesce a riprendere i temi principali della follia e dell’ambizione provenienti dall’opera originale e a trasporli in chiave moderna e attuale, costruendo una forte critica nei confronti dell’ideale del sogno americano e di come il desiderio di apparire perfetti sotto gli occhi della società e la smania di ottenere di più possa portare a delle terrificanti conseguenze.
Sia Arielle Brachfeld che Edward Gusts hanno saputo rappresentare in maniera semplice e suggestiva i diabolici Macbeth. Entrambi i personaggi mettono in risalto la loro angoscia e disperazione per non aver ottenuto il successo sperato nella vita e la loro feroce determinazione nel scappare dallo stato di inadeguatezza. Il tutto scaturisce dalla loro impossibilità di raggiungere gli standard sociali del contesto suburbano che li spingerà verso un cruento epilogo.
Anche la semplice alternanza di flashback ( o allucinazioni?) della coppia riesce a esaltare in modo chiaro e naturale la loro affinità, mettendo in luce il loro lato più contorto e intimo della loro personalità senza l’utilizzo di particolari effetti speciali o altri artifici. Nonostante questo particolare riesca a dare maggiore spessore narrativo al lungometraggio, la mancanza di caratterizzazione degli altri personaggi – che in alcune occasioni si comportano in modo incoerente e artificioso – non garantisce alcuna credibilità e si discosta in maniera significativa dalla rappresentazione interiore dei caratteri dell’opera originale.
Anche la scarsa chiarezza nella rappresentazione di alcuni elementi narrativi – nello specifico i flashback – contribuisce enormemente ad abbassare l’interesse del pubblico.
Questi gravi difetti di caratterizzazione, approfondimento dei personaggi e del contesto narrativo rendono la visione di Stained molto difficoltosa nel creare un rapporto di empatia e interesse con il pubblico. Con questo fattore il film si fa sfuggire un’occasione unica per rendere questo adattamento del Macbeth qualcosa di unico in grado di rinnovare in maniera innovativa l’opera originale attraverso la critica sociale, rispecchiando allo stesso tempo la forte tensione emotiva della tragedia.
Marta Quitadamo
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