
Per la rubrica in collaborazione con la piattaforma streaming horror HODTV oggi proponiamo la recensione di Ghost stories 1: Walking with the Dead, presente in catalogo su https://hodtv.net/?idPr=WH96P
Oggi, per la nostra rubrica in collaborazione con HODTV, recensiremo Ghost stories 1: Walking with the Dead. Sulla piattaforma è possibile trovare anche il secondo ed il terzo episodio della saga horror-documentaria, a cui dedicheremo a breve delle recensioni approfondite.
Prodotto dalla Vizimo Film a regia di Dan T. Hill nel 2011,Walking with the Dead, documenta i luoghi più infestati dell’Indiana, nel midwest americano. Il lungometraggio è visionabile in lingua originale, con un ottimo lavoro di subbing anche per quanto riguarda la lingua italiana.
L’apertura del film ci sottolinea come tutte le frasi, le esperienze e i filmati non siano stati alterati dal regista e non facciano parte di nessuno script, andando già a piantare delle solide basi di realismo con cui lo spettatore dovrà confrontarsi per tutta la visione.Narrato in prima persona da Sarah Minett, il film si propone di mostrare alcuni dei luoghi più infestati dell’Indiana e delle entità che li infestano.
Forte la partecipazione di alcune figure esperte nel campo della parapsicologia e dell’occulto, come Marilene Isaacs, Ran Burns e Wanda Lou Willis.
Il primo frame è girato nel Central State Asylum, aperto nel 1848 e tristemente famoso per le condizioni inumane dei pazienti che lo abitavano e che, si dice, continuino ad infestarlo per la violenza della loro fine corporea. Da questo luogo inizia il viaggio nel mondo del paranormale in cui lo spettatore viene catapultato.
Il documentario porta poi a visitare l’Artcraft Theatre, struttura che ospita il fantasma di una venditrice di pop corn; entra nel Teatro Rivoli, chiuso nel 1994 e che pare sia abitato dalla famigerata “lady Rivoli”, proseguendo poi verso la Tuckway House, in cerca degli spiriti delle celebrità che possono essere visti soltanto intorno alle 3 del mattino.
L’ultimo dei frame principali è quello dedicato alla Hartway Jail, nei cui corridoi e cunicoli si possono incontrare gli spiriti dei carcerati ed è possibile entrare in contatto con numerosi Orb.
Interessantissimo documentario, riesce ad emozionare e a strappare un brivido a chi sta guardando, tenendo lo spettatore incollato allo schermo ed alle storie che vengono mostrate con semplicità ed umanità.
Benissimo anche il soundtrack: minimale e disturbante, preferisce ritmi distorti e melodie ripetute, che in combinazione alle immagini ed ai temi fanno rabbrividire anche i più stoici.
Ottimo prodotto se si vuole trascorrere una serata che non trascuri inquietudine ed intrattenimento, nonché splendido punto di partenza per la trilogia.
Michelle Bianchetti