Per la rubrica in collaborazione con la piattaforma streaming horror HODTV oggi proponiamo la recensione di Dark Show, presente in catalogo su https://hodtv.net/TV
Dark Show – Fin dove ti spingeresti?
La troupe televisiva X-Treme Limit – un programma televisivo specializzato nella trasmissione di sport estremi – composta dall’organizzatrice Kate, il cameraman Tim e l’ospite della trasmissione David, è costretta a interrompere le riprese dell’episodio speciale della serie a causa di un terribile temporale.
Fortunatamente riescono a trovare un rifugio dove accamparsi per ripararsi dalla pioggia battente in un antico castello medievale situato nelle profondità della foresta, ma dietro l’apparente tranquillità del luogo si nasconde una verità più oscura e sanguinosa: i membri della troupe non sono le uniche persone presenti dell’edificio.
Delle misteriose creature vivono nelle profondità dell’edificio abbandonato e hanno già iniziato a tenere d’occhio il gruppo per poter cacciarli senza alcuna pietà.
Scoprendo l’esistenza di questi esseri e temendo per la propria incolumità, la troupe decide di fuggire dalle loro grinfie addentrandosi nei meandri più angusti del castello e portando alla luce delle rivelazioni raccapriccianti.
Scritto e diretto dal regista francese Oliver Parthonnaud e prodotta dalle case di produzione indipendente Dark Show e Delacheroy Films, Dark Show è un lungometraggio capace di suscitare una pura sensazione di angoscia e di tensione grazie alle ambientazioni oscure e claustrofobiche, un chiaro rimando alle inquietanti atmosfere del celebre film cult di The Descent – Discesa nelle tenebre e ai suoi colpi di scena ben congegnati.
Come in The Descent, infatti, anche Dark Show sfrutta le ambientazioni anguste del castello dove si svolgono gli eventi narrativi. Il film suscita nello spettatore la stessa sensazione di ansia e di terrore provata dai personaggi sfruttando pienamente l’illuminazione dell’ambiente.
Dark Show si basa prevalentemente sull’illuminazione naturale generata dalle fiamme o dalla luce filtrata dalle mura del castello per garantire un certo realismo nella rappresentazione e delineare in maniera precisa il terrore inciso sui volti dei personaggi, o nel caso della rappresentazione delle misteriose creature, per suscitare curiosità nello spettatore e stimolarlo nel scoprire la loro forma originale, attraverso un gioco di luci e ombre accuratamente studiato.
Anche la costruzione della linea narrativa contribuisce enormemente ad aumentare la qualità del lungometraggio grazie a una serie di colpi di scena ben congegnati e un accurato sfruttamento dei diversi elementi narrativi, quali l’utilizzo un flashforward dove la scena di una terrorizzata Kate che si aggira nei meandri più angusti del castello viene utilizzata come un’introduzione alla vicenda.
Questo manipolazione della linea narrativa permette allo spettatore di interrogarsi sulla realtà degli eventi rappresentati e di come ogni singola scena mostrata sullo schermo possa assumere un significato ben diverso di quello presupposto originariamente dal pubblico, stimolando a osservare più da vicino ogni elemento presente nell’ambiente narrativo e di andare oltre i propri limiti, proprio come i protagonisti del film che si spingono oltre le proprie paure e debolezze fisiche e mentali per sopravvivere a loro claustrofobico incubo.