HODTV: “Babycall” – Recensione

Written by Chiara Volponi

Ottobre 30, 2021

Per la rubrica in collaborazione con la piattaforma streaming horror HODTV oggi proponiamo la recensione di Babycall, presente in catalogo su https://hodtv.net/?idPr=WH96P

“Babycall” Regia di Pål Sletaune

Una madre farà ciò che è necessario per proteggere suo figlio 

 

Anna e suo figlio di otto anni, Anders, si sono appena trasferiti in un complesso di appartamenti nella speranza di poter ricominciare una nuova vita più serena e lontani dalle grinfie di un marito violento, il quale in passato ha tentato di uccidere il bambino.
Nonostante l’inizio promettente e le rassicurazioni degli assistenti sociali sulla segretezza del posto, Anna non riesce a liberarsi della paura che possa succedere qualcosa di terribile a suo figlio, e ben presto le sue preoccupazioni diventano più forti quando scopre che suo marito intende fare ricorso per ottenere la custodia del piccolo Anders.
Per assicurarsi di tenere il figlio al sicuro, Anna decide di comprare un babycall per poter di intervenire in caso di pericolo. Ma quella stessa notte, la donna inizia a sentire dei rumori spaventosi  provenire dalla stanza di suo figlio attraverso la nuova ricetrasmittente e temendo per la sua incolumità si dirige velocemente verso la sua camera finché vede che il bambino sta dormendo tranquillamente.
Quell’evento sarà solamente il primo di una spaventosa serie, che la porteranno non solo a dubitare della sua sanità mentale e a temere per la vita di Anders, ma svelerà un mistero che la porterà  a fare i conti con una terribile verità.

Diretto dal regista norvegese Pål Sletaune – già autore di uno dei film horror popolari in Scandinavia, Naboer – e uscito nelle sale il 7 Ottobre del 2011, Babycall è un ottimo esempio di come una performance perfetta e una visione con un certo gusto estetico dell’ambientazione possano contribuire a rendere il film emotivamente coinvolgente.

La scelta di utilizzare un tipo di luce fredda in grado di evidenziare i colori più cupi dell’ambientazione, permette allo spettatore di poter percepire una tangibile sensazione di angoscia che lo porta a dubitare della veridicità degli avvenimenti che si verificano sullo schermo, permettendogli di prevedere in maniera intuitiva quale terribile evento si abbatterà sui personaggi.
Dall’altra parte, la protagonista si ritrova intrappolata da una serie di eventi inspiegabili che mettono in dubbio il suo modo di vedere la realtà che la circonda, costringendola ad affrontare le parti più oscure del suo passato con la partecipazione emotiva dello spettatore, il quale è intrappolato in questa fredda e claustrofobica ambientazione.

Noomi Rapace, diventata famosa nel panorama internazionale grazie alla sua interpretazione di Lisbeth Salander nel celebre adattamento cinematografico della saga letteraria Millennium, ha saputo dare al personaggio di Anna un’autenticità nella caratterizzazione in grado di creare un legame emotivo con lo spettatore. Grazie alla sua interpretazione semplice e senza fronzoli, Noomi Rapace ha lasciato una finestra aperta sull’interiorità del suo personaggio, facendo sì che il pubblico diventasse una sorta di testimone e compagno di viaggio emotivo del suo tormentato percorso interiore, in particolare dal suo passato segnato dalle violenza e dalla costante paura per l’incolumità di suo figlio. Ma l’elemento che ha reso veramente empatico il rapporto con il pubblico è la struggente relazione madre/figlio, che contribuisce a rendere più tragica la vicenda.

Nonostante l’ottima recitazione e la splendida costruzione emotiva scaturita dall’ambientazione, il film risente pesantemente di alcuni difetti della struttura narrativa, i quali non riescono a fornire maggiore chiarezza al pubblico riguardo alcuni eventi e al mistero che si nasconde dietro agli strani eventi presenti nella trama, a iniziare dalla poca attenzione data ai vuoti di memoria sperimentati da Anna e ai rumori spaventosi provenienti dal babycall.

Anche se il film porta questo difetto di trama, la sua potenza espressiva data dall’ottima recitazione e da un’eccellente rappresentazione della tensione, riesce a rendere Babycall un ottimo prodotto in grado di relazionarsi con il pubblico.

Marta Quitadamo

 

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