
Per la rubrica in collaborazione con la piattaforma streaming horror HODTV oggi proponiamo la recensione di A Night of Horror: Nightmare Radio, presente in catalogo su https://hnet/?idProdt=WH96Pv.
A Night of Horror – Recensione. Diretto dai fratelli Luciano e Nicolás Onetti, questo film raccoglie i lavori più importanti dei registi più promettenti del panorama cinematografico indipendente: Sergio Morcillo, Pablo S. Pastor, Joshua Long, Jason Bognacki, Adam O’Brien, Matt Richards, A.J. Briones e Oliver Park.
Rod Wilson è il conduttore radiofonico di un celebre show a tema Horror dove ogni notte intrattiene i suoi fedeli ascoltatori raccontando delle storie che hanno per protagonisti spietati assassini, mostri sanguinari e presenze misteriose.
Durante una diretta il conduttore riceve una telefonata da un bambino che lo supplica di aiutarlo ma Rod crede che si tratti di uno scherzo di cattivo giusto, e non lo prende in considerazione continuando il suo programma. Dopo questo evento iniziano a verificarsi degli strani fenomeni: l’accensione improvvisa del televisore che mostra una serie di immagini misteriose e le ripetute richieste di aiuto del bambino che porteranno Rod a diventare protagonista di una delle sue storie dell’orrore.
Il modo più accurato per descrivere la straordinarietà di questo film è quello del mosaico: non importa se pezzi utilizzati differiscono tra loro per forma e colori, se vengono messi insieme possono creare un’opera di grande bellezza per lo spettatore.
Si ha un gioco di luci e colori delle ambientazioni che contribuisce a creare un’atmosfera ansiogena e inquietante in linea con la storia principale, generando un contrasto tra l’ambiente e l’emotività della linea narrativa.
Gli esempi concreti di questa continua dualità sono presenti nei preludi. Qui le fredde luci al neon lasciano una perenne sensazione di angoscia per gli strani eventi che si stanno verificando all’interno della stazione radiofonica di Rob Wilson e nel segmento diretto da Joshua Long, Post – Mortem Mary”.
In questa breve storia ambientata nell’ Australia del XIX secolo, una giovane protagonista deve affrontare la sua paura della morte in compagnia del cadavere di una sua coetanea appena deceduta. Qui il contrasto tra i caldi colori del paesaggio e l’atmosfera gotica e oscura della vicenda riesce a creare un effetto di disagio e disorientamento nello spettatore.
Ma non è solo l’impatto visivo a creare questa forte connessione tra l’interiorità spettatore e l’atmosfera emotiva delle vicende narrate. Anche la manipolazione dei ritmi della narrazione contribuisce enormemente a fortificare l’unione di questi due elementi.
Infatti, il pubblico riesce a percepire più chiaramente il lento svolgimento delle vicende narrate e la palpabile sensazione di ansia per ciò che sta succedendo all’interno dei segmenti grazie alla dilatazione dei ritmi narrativi.
Questa manipolazione della ritmicità della narrazione viene evidenziata in The Disappearance of Willie Bingham , dove un criminale viene sottoposto a un nuovo sistema punitivo che consiste nella rimozione chirurgica di alcune parti del suo corpo.
La lentezza con cui vengono narrati gli eventi di questo segmento non solo riesce a sottolineare l’inesorabile discesa nella follia da parte del protagonista in seguito alla perdita dei suoi arti, ma permette anche al pubblico di poter percepire questo declino psicologico e fisico in modo progressivo.
Non tutti i segmenti, però, sono riusciti a sfruttare appieno questa caratteristica. Infatti, alcuni di questi hanno preferito puntare solamente sui tipici cliché del cinema horror, come il segmento diretto da Pablo S. Pastor, Into the Mud dove una giovane donna deve fuggire dalle grinfie del suo sequestratore in mezzo a una foresta sperduta.
Il difetto più evidente in questa storia è il fatto che la trama punta esclusivamente sul gioco tra gatto e topo che si sviluppa tra la protagonista e il suo aguzzino, mettendo da parte qualsiasi elemento che possa ricondurci a uno sviluppo più approfondito della caratterizzazione del personaggio o della trama.
Nonostante in alcuni segmenti non sia presente un maggiore approfondimento della trama, la recitazione riesce a contribuire enormemente alla caratterizzazione dei personaggi. Un esempio concreto è l’interpretazione di David Nermann nel ruolo di un ex hairstylist che sfoga tutto il suo risentimento su una sua ex cliente nel cortometraggio diretto da Adam O’Brien, A Little off the Top.
Con questa performance Nermann è riuscito a costruire un personaggio solido e complesso in grado di catturare ed affascinare il pubblico tramite la sua presenza sulla scena.
A Night of Horror: Nightmare Radio è riuscito a presentare un nuovo modo di raccontare l’orrore. Il film è in grado di far percepire l’atmosfera di terrore senza soffrire della sua divisione in segmenti.
Grazie alla capacità del film di saper includere stili narrativi ed estetici completamente diversi tra loro in modo equilibrato e ben costruito, e nonostante la presenza di alcuni difetti nella trama in alcuni segmenti, il film dei fratelli Onetti si dimostra un vero e proprio mosaico dell’orrore.