Recensione di Happiness, Shuzo Oshimi a cura di Irene Pannuto (Mondi Paralleli)
Recensione di Happiness, Shuzo Oshimi a cura di Irene Pannuto (Mondi Paralleli)

Shuzo Oshimi, rappresentante di un paese dal folklore ricchissimo come il Giappone, per questa opera sceglie uno dei più famosi miti horror occidentali: il vampiro. Spesso presente nella produzione nipponica (usualmente con canoni più affascinanti, protagonista di racconti d’azione o commedie) in Happiness si discosta dal lato più avventuroso per abbracciare quello psicologico e fisico della metamorfosi.

 

Makoto Okazaki è il classico, timido studente, bullizzato dai compagni di classe più popolari e fondamentalmente remissivo. Una sera Makoto viene assalito da una misteriosa ragazza che si rivela essere un vampiro. A conclusione dell’aggressione l’assalitrice concede a Makoto una scelta: morire o diventare come lei. Spaventato e inconsapevole del significato della sua decisione, il ragazzo chiede di vivere, iniziando a trasformarsi in un vampiro assetato di sangue.

Tutta l’opera segue il progressivo adattamento di Makoto alla sua nuova condizione, dall’iniziale rifiuto alla scoperta di tutte le sue nuove abilità, nel disperato tentativo di mantenere/trattenere un ideale di giustizia umano. Un crescendo di orrori e perversioni in un’ambientazione di vita quotidiana, in cui i rigidi schemi della cultura giapponese si caricano di un ulteriore forma di claustrofobia psicologica che amplifica temi come turbamenti adolescenziali, problemi di integrazione e di adeguamento alle aspettative della società.

 

La parabola di violenza e di follia di Happiness non si esplicita solo nella trama e nell’evoluzione dei personaggi, che progressivamente si scoprono e si deformano, ma anche nel disegno: inizialmente asciutto e privo di particolari tratti distintivi, si fa sempre più pittorico, meno lineare, mostrando spesso distorsioni dello sguardo che vanno ad assecondare le visioni dei protagonisti.

Un’opera in dieci volumi che riesce a tenere il lettore incollato alle pagine perché in costante divenire, mai scontata, pur avendo un lieto fine in cui la nuova mostruosa natura viene mitigata dalla coscienza razionale.

 

 a cura di Irene Pannuto (Mondi Paralleli)

 

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