
Fresh Recensione – “It’s going to take a little time, but eventually, you’re going to learn to accept that things don’t always turn out the way you thought they would.”
La recensione di oggi è su Fresh, il film di debutto di Mimi Cave (e la co-produzione di Adam McKay), proiettato online durante l’ultima edizione del Sundance Film Festival e adesso disponibile su Hulu.
Il film è un interessante esperimento. Viene molto difficile provare ad etichettare Fresh con un solo genere, poiché nel corso del film sembra esplorarne diversi e, soprattutto, senza quasi mai darsi per scontato.
La storia parla di Noa (interpretata da Daisy Edgar-Jones), una giovane ragazza in cerca di una relazione, che decide di tentare la sua fortuna col mondo delle app per incontri. Noa non è una persona particolarmente romantica e trova addirittura imbarazzante il momento vero e proprio dell’appuntamento, ma decide comunque di provarci.
Dopo alcuni iniziali fallimenti, l’incontro più interessante lo ha all’interno di un supermercato, dove conosce Steve (interpretato da Sebastian Stan) un giovane dottore molto carismatico, con cui ha subito un appuntamento.
I due si trovano bene sin da subito, al punto che lui le propone di fare un viaggio assieme poco fuori città nella sua casa di lusso. A questo punto entra in scena anche Mollie (interpretata da Jonica T. Gibbs), la migliore amica di Noa che dopo aver sentito la notizia sconsiglia subito all’amica di concedersi questo viaggio con una persona che a malapena conosce.
Nonostante le raccomandazioni della sua amica, Noa decide comunque di partire con Steve.
Al loro arrivo nella lussuosa casa, i due decidono subito di fare un brindisi e dopo pochi istanti Noa perde coscienza.
Al suo risveglio Noa si trova prigioniera, in catene, con Steve di fronte a sé che le rivela essere un “mercante” di carne umana e che la terrà in vita solamente per mantenere fresca la sua carne prima di venderla ai propri clienti.
Da questa parte in poi, senza fare ulteriori spoiler, avverrà la lotta di Noa per cercare di fuggire dalle grinfie di Steve e portare a casa la pelle (possibilmente intera).
L’incipit di Fresh, quindi dell’abduction thriller, strizza molto l’occhio a pellicole come Get Out. Similmente infatti abbiamo un/una protagonista vittima di rapimento (dapprima volontario) che si rivela in un secondo momento un intento ben diverso. La particolarità di Fresh nel farlo sta nella sua capacità di non darsi per scontato da diversi punti di vista.
In primis, i due protagonisti: Noa è una ragazza molto sveglia e da come si può vedere all’interno del film anche un’ottima attrice. Talvolta addirittura tanto da ingannare benissimo lo spettatore stesso, mediante i suoi sbalzi di umore. Da Steve, dopo una prima occhiata, ci si aspetterebbe invece che faccia tutto per denaro; invece non soltanto consuma regolarmente il proprio prodotto e le proprie materie prime, ma le rispetta a pieno, quasi al punto di venerarle. Infine gli “aiutanti” di Noa, ovvero la sua amica Mollie e Paul, una delle vecchie fiamme di quest’ultima, che riescono a rintracciare e raggiungere Noa, ma senza alcun risvolto positivo. Mollie, la più determinata dei due, diventa essa stessa prigioniera di Steve, mentre Paul non appena intravede il minimo sprazzo di pericolo, fugge, senza prestare il minimo aiuto.
Rimane quindi sempre tutto nelle mani di Noa, che fa breccia nei sentimenti di Steve mediante il proprio piano che fino agli ultimi minuti, seppur prevedibile dallo spettatore, rimane sempre piuttosto ambiguo.
Parlando del genere con cui si potrebbe etichettare Fresh, anch’esso risulta difficile da definire. Nonostante l’abbia definito precedentemente thriller, il film oscilla da una commedia romantica a un horror, tra momenti molto intensi e ansiogeni e altri con battute ironiche e ritmi pacati. Non vi è una presa di posizione netta, bensì un mix di generi i cui tratti portanti sono sempre presenti e canonici ma ben amalgamati.
Il comparto tecnico del film è molto interessante. La cura per i dettagli di alcune inquadrature fanno del montaggio di questo film un vero e proprio marchio.
Per non parlare dello stile. Nonostante la fotografia di per sé non sia nulla di particolarmente accattivante, il montaggio e l’ottima colonna sonora creano scene molto divertenti, iconiche e piene di carattere.
Sicuramente una visione consigliata se si vuole un film carico d’ansia per tutte le sue due ore di durata, ma al contempo molto stiloso e dal forte umorismo.
Fabio Valere
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