Ridley Scott è forse uno dei registi di Hollywood più controversi degli ultimi anni. All’inizio della sua carriera realizzò almeno due film – Alien del 1979 e Blade Runner del 1982- destinati a cambiare permanentemente l’immaginario collettivo della fantascienza sul grande schermo.
Eredità che viene spesso messa in discussione, immeritatamente secondo chi scrive, alla luce degli ultimi lavori compiuti, tra cui possiamo citare i due famigerati prequel\non prequel (confusione dovuta principalmente ai discorsi spesso contraddittori dello stesso regista) quali Prometheus del 2012 e Alien:Covenant del 2017.
Dopo un grande esordio con il film I Duellanti del 1977, Scott dirige Alien, una delle pellicole più importanti non solo del genere fantascienza\horror ma anche della storia del cinema tout court. Un film che ha fatto nascere un numero sproporzionato di tentativi di emulazione, evidentemente non all’altezza dell’originale, sequel apocrifi (come guilty pleasure vi invito alla visione di Alien 2- sulla terra di Ciro Ippolito del 1980) e sequel ufficiali; sequel che rappresentano tutt’ora un unicum nel panorama cinematografico in quanto sono tutti artisticamente ben fatti e, pur avendo delle evidenti dissonanze stilistiche e narrative, ognuno di essi acquisisce un suo determinato fascino in relazione al momento storico in cui è stato realizzato. Basti citare le personalità che lavorarono dietro questi film: James Cameron per il secondo film Aliens del 1986, David Fincher per il terzo capitolo intitolato Alien 3 del 1992 e Jean-Pierre Jeunet per Alien – la clonazione del 1997.
La sceneggiatura del film Alien fu realizzata da Dan O’Bannon, diventato poi celebre per aver anche partecipato alla stesura e alla realizzazione dell’esordio di John Carpenter intitolato Dark Star del 1974. Tra le sue sceneggiature più importanti possiamo ricordare ulteriormente Space Vampires di Tobe Hooper del 1985 e Total Recall di Paul Verhoeven del 1990.
Evidenti i riferimenti al film Terrore nello spazio di Mario Bava del 1965, anche se il film di Scott si discosta totalmente dal cinema artigianale di Bava per creare qualcosa di assolutamente nuovo e inedito. Il film prende il via ricalcando i temi classici del film d’avventura\fantascienza. Una squadra di astronauti-operai appartenenti ad un cargo spaziale captano una trasmissione di soccorso; il messaggio li condurrà all’esplorazione di un mondo deserto dove entreranno in contatto con una specie aliena assassina. La seconda parte del film si svolge interamente all’interno della navicella dove il gruppo di sopravvissuti tenta con ogni mezzo di uccidere l’ospite indesiderato.
L’alieno, o xenomorfo, acquistò fin da subito un aspetto iconico grazie all’unione tra gli effetti speciali curati dal grande Carlo Rambaldi (padre del pupazzo di E.T.) e la forte impronta stilistica/visionaria dell’artista H. R. Giger.
Giger è stato un grande artista visivo, scultore e pittore e al centro del suo lavoro troviamo l’assiduo accostamento tra macchina e vita organica (bio-meccanica), tema che si sposa idealmente con la materia del film.
Negli interni angusti e spesso in penombra della navicella si compiono la maggior parte delle azioni; notevoli le scenografie che rendendo questa ambientazione un personaggio attivo della storia. A differenza di altri film dello stesso genere, qui è l’astronave a diventare il mondo da esplorare. Impossibile dimenticare i lunghissimi carrelli e le panoramiche tra i corridoi della nave che ci accompagnano lungo tutto il film. La fotografia, dal taglio spiccatamente espressionista, e il sound design magistrale diventano elementi predominanti e centrali nell’economia generale del film.
Tra il cast è importante citare Ian Holm nella parte dell’androide e sicuramente Sigourney Weaver nel ruolo di Ellen Ripley, anch’essa diventata una vera e propria icona.
Il film prende le distanze dalla fantascienza vivace e spettacolare di George Lucas (Star Wars del 1977) e si pone idealmente, e devo aggiungere molto coraggiosamente, vicino a 2001:Odissea nello spazio del 1968.
Alien rimane ancora oggi un vero e proprio cult. Il film è stato restaurato nel 2018 e dove possibile ne consiglio assolutamente la visione in sala.
Recensito da Andrea Ponzecchi